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GDPR: conferma del consenso, sì o no?

Sta capitando a tutti: improvvisamente le nostre caselle email si sono riempite di messaggi dal tono "passivo/aggressivo" che ci invitano a cliccare un pulsante per continuare a ricevere le newsletter e i messaggi un dato sito/realtà/mittente. Queste comunicazioni, dalla forma quanto meno varia e dall'operatività piuttosto oscura, fanno riferimento all'avvento del GDPR e alla necessità di avere traccia di un consenso affermativo dell'utente per poter continuare a trattare il dato.

GDPR: periodo di conservazione dei dati

In generale abbiamo sempre raccomandato operazioni di controllo e pulizia dei database, in primis per questioni legate all'efficacia stessa delle comunicazioni: sappiamo benissimo che i moderni filtri antispam tengono in considerazione anche la reattività dei destinatari nei confronti dei nostri invii. Il GDPR, oltre a prevedere concetti come la "minimizzazione dei dati", cita espressamente, in due distinti punti, il periodo di conservazione dei dati.

GDPR: conferma l'iscrizione o il 25 maggio ti cancelliamo: "americanata"?

Se grosse e famose aziende hanno usato questo approccio, dovrà pur esserci un motivo, e quindi ora tantissimi stanno emulando, senza farsi troppe domande, quell'approccio. Abbiamo analizzato dal punto di vista normativo la questione, ma vogliamo spendere qualche parola in più, per tentare di spiegare il nostro approccio.

Yahoo, Libero e Dmarc, ovvero mai usare caselle freemail come mittente!

Da qualche tempo molte freemail hanno pubblicato policy DMARC che di fatto impediscono l'uso degli indirizzi da loro forniti come mittenti in sistemi esterni a quelli d'origine. Yahoo e Libero hanno da tempo abbracciato questa politica, mentre Gmail ha annunciato che l'avrebbe fatto da giugno 2016 (cosa che ancora non è avvenuta). 

Ma cosa significa esattamente questo, e come è possibile tecnicamente, quali saranno gli effetti sul mondo dell'email marketing e degli ESP? 

Strategie di email marketing: la stanchezza della lista

Il punto di arrivo e partenza dell'invio massivo di email è la lista contatti, a partire dalla sua composizione, che deve essere sempre più accurata, paziente e attenta, lontana ad esempio dalle tentazioni di riutilizzo vecchi database di provenienza dubbia, fino all'analisi dell'interazione dei contatti con le nostre comunicazioni.

La storia della relazione del singolo contatto è in grado di raccontarci molto: come si è iscritto, che email ha aperto, quali a cliccato, che conversioni ha creato, quante newsletter ha ignorato.

Perché non è saggio usare "noreply" come mittente

L'email marketing è marketing di relazione, l'abbiamo ripetuto più e più volte; altra cosa che amiamo ripetere è che ottenere il consenso è aprire un canale diretto e disentermediato con in nostro lead/cliente.

Alla luce di questo davvero risulta difficile capire come ancora oggi moltissimi mandino email massive usando come mittente il famigerato "no-reply", magari spiegando addirittura ad inizio comunicazione che l'email mittente non è presidiata, invitando dunque l'utente a non rispondere alla missiva.